Ben itrovati a tutti nel 2020!
Dopo 4 lunghi giorni di viaggio durante i quali abbiamo avuto anche 2 pernottamenti e visita flash di un giorno sia a San Paolo del Brasile che a Casablanca in Marocco, siamo finalmente arrivati nel Togo (un Paese sulla costa dell’Africa occidentale) giovedì 9 gennaio.
Ancora stento a credere che sono in Africa! E’ un continente immenso e meraviglioso e ti entra nel cuore per sempre una volta che ci metti piede!!! Anche se sono qui solo da poco meno di 2 settimane e ho visto relativamente poco, mi hanno già colpito tante cose: i sorrisi smaglianti e la gioia super contagiosa dei bambini per strada che ti corrono incontro per darti la mano, giocare o osservarti perché forse sei la prima persona bianca che incontrano; il saluto cordiale della gente mentre cammini; gli innumerevoli colori e pattern dei lori vestiti; la sacralità dell’ospitalità; la musica a ritmo di tamburo e sonagli a qualsiasi ora del giorno e della notte; il caos dei mercati tradizionali all’aperto dove si vende letteralmente di tutto; il giallo dorato delle spiagge e dei villaggi; l’equilibrio e la forza incredibile delle donne mentre trasportano sulla testa, senza l’aiuto delle mani, recipienti e contenitori anche molto pesanti per lunghe distanze a piedi; le mamme che si fasciano i figli sulle spalle con l’aiuto di un telo apposito, così possono essere libere di svolgere altri lavori, non essendoci passeggini, carrozzelle o babysitter; piccole caprette che scorrazzano nel quartiere e somigliano a dei cagnolini ma sono invece degli animali domestici che poi probabilmente verranno mangiati.





Nello specifico, ci troviamo a Lomè che è la capitale del Togo. Una delle lingue ufficiali è il francese e sono ben contenta di riprenderlo e parlarlo durante le mie interazioni con la gente del posto anche se molti conoscono solo il dialetto locale e non è sempre facile comunicare. Qui molti vivono in case simili alle nostre, c’è una bella università e lungo la costa ci sono parecchi hotel, tra cui anche grandi resort a 4 e 5 stelle con tanto di piscina che danno direttamente sulla spiaggia. Il nostro preferito è Hotel Sarawaka, a 5 minuti a piedi da dove alloggiamo: spesso nel tempo libero ci ritroviamo per prendere un caffè, trovare un pò di refrigerio con l’aria condizionata e usare il wifi gratuito nell’enorme sala di attesa della reception. Abbiamo anche trovato 2 bar/ristoranti nelle vicinanze dove vendono del gelato artigianale buonissimo!
Tuttavia, non si possono fare a meno di notare le condizioni e l’estrema povertà in cui vivono tantissime persone a cui mancano servizi primari che per tutti noi sono basici e quasi scontati.

Questa ragazza nella foto qui sotto è Rosalie, ha 18 anni ed una figla di soli 8 mesi. Vende frittelle e bevande preparate sul momento di fronte alla nostra abitazione insieme alla sorella per provvedere all’intera famiglia. Ci ha raccontato un pò della sua storia e che vorrebbe trovare un altro lavoro e studiare, ma non può permetterselo. Abbiamo pregato per lei, ci considera come suoi amici e quasi ogni giorno ci affida la piccolina mentre lei cerca di guadagnare qualcosa. Noi accettiamo ben lietamente l’incarico e la sua bimba è diventata ormai la mascotte della casa!

Riflettendo sulla sua situazione e su quella di molti abitanti della zona, ho concluso che solo per essere nati in un determinato posto piuttosto che in un altro, siamo già a priori, senza aver fatto assolutamente nulla per meritarlo, più avvantaggiati, almeno a livello superficiale: abbiamo accesso a cibo e acqua in abbondanza che troppo spesso sprechiamo senza riserve, elettricità 24 ore su 24, armadi pieni di roba che neanche mettiamo, risorse, confort, opportunità, aiuti, ecc. Praticamente, la maggior parte di tutti noi che viviamo nei paesi con economia più avanzata, rispetto a milioni e milioni di persone nel mondo (e non solo qui in Africa) siamo letteralmente ricchi: già il nostro smartphone vale più di quanto moltissimi riescono a guadagnare in 1, 2, 3 o più mesi di lavoro!
Tutto ciò fa riflettere tantissimo e ci si sente impotenti di fronte all’ingiusta distribuzione della ricchezza e concentrazione del potere a livello mondiale, nonché all’egoismo e all’ingordigia umani.
Tuttavia, mi sono venute in mente le parole di Gesù contenute nel Vangelo di Luca al cap. 32 verso 48: “a chiunque fu dato molto, molto sarò chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”. Insomma, Dio è infinitamente generoso verso tutti ma anche infinitamente giusto. Ogni cosa buona è un dono che viene appunto dal Signore. Pertanto, è fondamentale rendersi conto che siamo solo degli “amministratori temporanei” durante questa vita terrena (nulla davvero ci appartiene) e in quanto tali ci viene richiesto di “amministrare” quello che siamo (qualità e talenti) e che possediamo (proprietà e ricchezze) con gratitude, altruismo e generosità. Sostanzialmente, Dio ci benedice perché indubbiamente ci ama ma nello stesso tempo è perché anche noi possiamo imitare il Suo modo di essere diventando una fonte di benedizione per gli altri, specie i bisognosi.
Inoltre, “se dividi il tuo cibo con chi ha fame, apri la casa ai poveri senza tetto, dai un vestito a chi non ne ha, la luce del pieno giorno ti illuminerà. Il Signore ti guiderà sempre: ti sazierà anche in mezzo al deserto e ti restituirà le forze. Sarai rigoglioso come un giardino ben irrigato, come una sorgente che non si prosciuga.“ (dal libro del profeta Isaia, cap. 58, BIBBIA).
Questa bellissima donna qui in basso e’ Jiuliette, ha 4 figli e un piccolo chiosco davanti casa sua. Non ha esitato, con tanto di sorriso genuino e estrema gentilezza, ad invitarci per gustare i suoi dolci di frutta e fare la nostra conoscenza. Non e’ tanto quello che si da’ ma come lo si da’ che fa tutta la differenza!!!

Da notare che, statisticamente, il tasso più elevato di depressione, infelicità e suicidio è proprio nei paesi più ricchi. Che ironia, non siete d’accordo? O piuttosto si tratta invece di una conferma che la vera gioia, quella costante e permanente, non dipende dai soldi, dal potere o dalle circostanze esterne in cui ci si trova, ma viene solamente da qualcosa di molto più profondo e vitale, cioè dal rapporto intimo spirituale con Dio, dalla Sua conoscenza, dalla presenza di Gesù nel nostro cuore in ogni momento della nostra vita.
Settimana scorsa ho avuto l’onore e il piacere di parlare per mezz’ora per la prima volta in una chiesa locale e l’argomento che ho scelto è appunto la disciplina dell’essere contenti a prescindere da quello che si ha o accade intorno a noi.
Ciò è senz’altro più facile a dirsi che a farsi, perchè come esseri umani non siamo mai soddisfatti pienamente: chi è ricco e vive nel lusso più sfrenato vuole sempre di più, chi è povero si trova a desiderare cose che non possiede.
L’apostolo Paolo scrive: «ho imparato infatti a bastare a me stesso in ogni situazione. So essere povero, so essere ricco. Ho imparato a vivere in qualsiasi condizione: a essere sazio e ad aver fame, a trovarmi nell’abbondanza e a sopportare la miseria. Posso far fronte a tutte le difficoltà perché Cristo me ne dà la forza.» (Bibbia, Lettera ai Filippesi 4:11-13).
Di conseguenza, ne deduciamo che “essere contenti” non è un qualcosa che ci viene naturale, ma che dobbiamo imparare piano piano allenandoci a farlo. Come? Concentrandoci sulle cose positive che abbiamo piuttosto che su quello che ci manca, ricordandoci ogni giorno delle benedizioni di cui Dio ci ha ricolmato, delle Sue promesse, del Suo amore e della Sua fedeltà, del sacrificio di Gesù sulla croce per salvarci dal nostro peccato e donarci la vita eterna.
Insomma, ho imparato che conoscere Dio, leggere e studiare la Sua Parola (Bibbia), trascorrere del tempo alla Sua presenza nella preghiera, conversare con LUI di tutto come con un caro amico, è l’unico modo per ritrovarsi una gioia nel cuore che nessuno e niente potrà mai cancellare perché è il Creatore dell’Universo che la da’ e solo in Lui si può trovare pienezza, gratificazione e significato profondo per la nostra esistenza.
Vi lascio con questa bellissima poesia scritta nel 1800 circa da una donna anonima che descrive brillantemente il concetto di ”gioia divina”:
Non ricordo
quando ho avuto momenti più felici
nella mia anima
di quando sono rimasta seduta al lavoro,
con niente davanti a me
ma una candela e un panno bianco,
e senza sentire alcun rumore
a parte quello del mio stesso respiro;
con Dio nella mia anima
e il cielo nei miei occhi.
Mi rallegro di essere esattamente quella che sono
– una creatura capace di amare Dio,
e che, finché Dio vive,
deve essere felice.
Mi alzo
e guardo un po’ fuori dalla finestra.
Osservo la luna e le stelle,
l’opera di una Mano Onnipotente.
Penso alla grandezza dell’universo
e poi mi rimetto seduta
e penso di me stessa
come una degli esseri
più felici della Terra.

